lunedì 23 marzo 2020

Storia del termine - Step #02



Riflessione
[ri-fles-sió-ne] s.f.
SIGNIFICATO Rimandare indietro qualcosa; rivolgere la mente con attenzione su qualcosa
ETIMOLOGIA dal latino: reflectere volgere indietro, composto da re- indietro e flectere piegare.


Fin dall’antichità, l’uomo cerca le risposte per comprendere il significato e il senso della vita e della morte, il tema ricorrente in filosofia, letteratura, poesia e arte. La filosofia greca sostiene che il senso della vita consiste nel curare l’anima. La dottrina filosofica moderna e contemporanea e di recente le neuroscienze identificano l’esistenza come progettazione, realizzazione della propria individualità e aspirazione alla perfezione.
Orazio, rivela grande capacità di osservazione e riflessione sulla società e sulla natura umana, la profondità del suo pensiero, la bellezza delle sue considerazioni ci aiutano a capire meglio l’uomo, lasciandoci messaggi e valori che ancora oggi sono importanti. Orazio può essere considerato il primo autore latino che della scrittura fa, seppure non intenzionalmente, un uso propriamente terapeutico: la scrittura come cura dell’anima. il consiglio, cioè, di cogliere l’attimo come un frutto alla sua stagione, nella consapevolezza che la fragilità umana ci chiede di non tormentarci con domande e ansie su un futuro che non ci appartiene.
La famosa la locuzione di Cartesio “cogito ergo sum”, che significa letteralmente «penso dunque sono», è la formula con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l'uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante. Cartesio vi perviene mosso dalla ricerca di un metodo che dia la possibilità all'uomo di distinguere il vero dal falso, non soltanto per un fine strettamente speculativo, ma anche in vista di un'applicazione pratica nella vita.
Freud e Nietzsche vengono solitamente accostati perché entrambe, seppur in modi diversi, sul finire dell'Ottocento scardinano alcune certezze fondamentali della civiltà occidentale: se Nietzsche aveva "trasvalutato" tutti i valori fondamentali dell'Occidente, ora Freud distrugge la certezza dell'Io, sulla quale si è costruita la nostra civiltà e che, a seconda delle epoche storiche, è stata definita "Io", "Spirito", "Anima", ecc. E non a caso l'intera filosofia moderna, dal Medioevo fino all'Ottocento aveva fatto perno sulla nozione di Io, dal cogito cartesiano all' Io penso kantiano allo spirito hegeliano, e tale nozione era stata scoperta, molti secoli prima, da Socrate, dato che, prima di lui, l'anima restava un qualcosa di sfumato che non si identificava con la persona, tant'è che per gli Orfici essa era la parte divina presente in noi. Ed è proprio con Socrate che l'Io viene ad identificarsi con la coscienza, a tal punto che "Io" arriva a significare "ciò di cui ho coscienza" (pensiamo alla res cogitans di Cartesio) mentre, sempre gli Orfici, in direzione opposta a Socrate, avevano prospettato l'idea che quello che loro definivano "demone" si manifestasse nei momenti di minor coscienza (il sonno, lo svenimento, ecc). L'idea dell'identificazione Io/coscienza, affiorata con Socrate, è diventata uno dei pilastri della civiltà occidentale.
Siamo passati dalla dualità corpo-spirito come una giustapposizione di due sostanze, al metodo analitico come unico metodo di comprensione e spiegazione razionale all’adozione della macchina come modello interpretativo ed esplicativo di portata generale. Il rapporto dell’uomo contemporaneo con la tecnica è uno dei temi centrali della riflessione filosofica contemporanea, per lo più esplicito ma presente anche laddove non se ne parli apertamente. Questo perché la tecnica rappresenta l’aspetto caratterizzante della nostra civiltà, visto il ruolo sempre maggiore che essa ha assunto nel corso dei secoli. La tecnica è alla base del progresso della nostra conoscenza e dell’avanzamento della nostra civiltà, essa ha sicuramente permesso e favorito un incremento qualitativo della vita umana; tuttavia, la questione è diventata controversa soprattutto a partire dal secolo scorso, quando è divenuto sempre più evidente il rischio di un mutamento nel ruolo della tecnica, da strumento nelle mani dell’uomo a meccanismo autonomo che può sfuggire al suo controllo.